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«Non vi dirò il mio nome per ora.
Chi lo conosce, lo tenga per sé.
Dopo vedremo.
Perciò chiamatemi Tariq. Tanto per capirci. In arabo significa “colui che bussa alla porta”. Non è male. Solo che qui a Beit Hanoun, cittadina nel nord della Striscia di Gaza, verso l’interno, perché vi possiate orientare, attualmente non ci sono più case, 
né porte cui bussare per essere accolti.
E il mio vero nome allora che senso ha?
Ve lo chiedete voi e me lo chiedo anch’io.
Ha senso, ha senso per ricordare, per continuare a custodire la mia vita.
Preservarla dentro.
Almeno per un po’.
Farmi chiamare Tariq mi offre la speranza di potermi rifugiare, per esistere ancora con un nome che porta con sé un destino, e con esso un traguardo...
Ancora.

12 Giugno 2025 ore 18:00
Palermo
Associazione Flavio Beninati, Via Quintino Sella 35

Con l’autrice dialoga l’architetto Antonino Cardillo

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