La dottrina dell’anima di ’Abu Sulayman al-Sigistani negli scritti di ’Abu Hayyan al-Tawhidi

Le Notti 13 e 35 del Kitab al-’imta‘ wa-l-mu’ anasah

Prefazione di Cecilia Martini

Dove si trova la verità sull’anima? Nell’anima stessa, risponde ’Abū Sulaymān al-Siǧistānī, tra i filosofi più autorevoli e influenti della Baghdad del X secolo. Parlare dell’anima è difficile: richiede un esercizio di scavo, un “ritorno in se stessi”; solo così è possibile scoprirne l’origine sovrasensibile. La parola stessa con cui la conosciamo e la nominiamo, “anima” (nafs in arabo), dicepiù di quanto possa esprimere qualsiasi tentativo di definizione. Di certo, sostiene il filosofo, l’anima è una sostanza semplice, impercettibile ai sensi, immortale, distinta dall’accidente e dal corpo, ma capace di governarlo. È una parte dell’anima universale e, come il sole che illumina la terra, diffonde la sua luce in misura diversa a seconda della capacità ricettiva di ciascun individuo.
A trasmettere la voce di al-Siǧistānī, sfuggente come l’indagine sull’anima, è un suo discepolo: il letterato ’Abū Ḥayyān al-Tawḥīdī (m. 1023), figura chiave del mondo colto baghdadino e celebre per la sua prosa raffinata.
Questo libro offre l’edizione, la traduzione italiana e il commento lineare di due tra le Notti più dense del Kitāb al-’imtā‘ wa al-mu’ānasah (Libro del piacere e della convivialità) sul tema dell’anima: la tredicesima e la trentacinquesima. L’opera è inoltre messa in dialogo con le Muqābasāt (Prestiti), una raccolta di appunti dei dibattiti filosofici annotati dallo stesso al-Tawḥīdī durante le sedute del circolo di al-Siǧistānī, che contribuiscono a chiarire i nuclei concettuali espressi nelle Notti. La dottrina dell’anima del maestro negli scritti del discepolo si svela tra riferimenti impliciti e artifici letterari, in cui la filosofia si trasmette in forma indiretta, rielaborata, ma non meno potente.
Il commento accompagna il lettore nel fitto intreccio di fonti greco-arabe e pseudoepigrafe, restituendo una fotografia vivida della cultura filosofica di quegli anni.

Sara Abram è ricercatrice in Storia dei paesi islamici presso l’Università degli Studi di Palermo, dove insegna Storia culturale dell’Islam medievale e Scritture ed ermeneutiche islamiche. Ha conseguito il Dottorato di ricerca in Filosofia presso l’Università degli Studi di Padova nel 2021 e svolto attività di ricerca post-dottorale presso le Università di Padova (2021-2022) e Bologna (2022-2023). Le sue ricerche si concentrano sulla storia del pensiero islamico medievale, con particolare attenzione alla tradizione esegetica del Corano e alla trasmissione della filosofia greca in lingua araba nei secoli X-XI.

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