Eurosia

Nel 1836, in una Milano capitale, anche editoriale, della stagione romantica in Italia, Angela Veronese pubblica il romanzo breve Eurosia, ma il frontespizio del volume, qui riproposto in una nuova edizione, reca ancora la firma di Aglaja Anassillide, pseudonimo utilizzato da Angela nelle sue Rime pastorali.
Figlia di un giardiniere, la scrittrice era figura già nota nel milieu culturale veneto del tardo Settecento, dove incarnava un topos letterario arcadico, quello della “pastorella” che compone versi. Il ritratto della tradizione aveva poi precocemente condannato l’“ineducata figlia del bosco”, divenuta prosaica moglie di un cocchiere, all’oblio.
La novella Eurosia svela invece una stagione finora sottovalutata della scrittura di Angela Veronese e restituisce all’autrice un posto di riconoscibile rilievo nella letteratura italiana in prosa del primo Ottocento, di cui descrive alcune fondamentali tendenze.
La vicenda di Eurosia sviluppa, infatti, un tema che sarà canonico nel romanzo ottocentesco d’area settentrionale, di impostazione realistica e di interessi sociali: quello dell’insidia perpetrata dal potente che mira a sopraffare la giovane popolana.
In queste pagine, pur dimostrando di saper orecchiare non poche delle forme della narratività coeva, dal Manzoni della “ventisettana” al romanzo inglese settecentesco delle sedotte e sconfitte, Angela Veronese, come scrive Patrizia Zambon nella sua introduzione, «si dimostra scrittrice di originale elaborazione e di realistica consistenza».

Partizia Zambon insegna Letteratura italiana contemporanea all’Università di Padova. È autrice di Letteratura e stampa nel secondo Ottocento (Edizioni dell’Orso, 1993); Il filo del racconto (Edizioni dell’Orso, 2004); Scrittrici: Scrittori, saggi di letteratura contemporanea (Il Poligrafo, 2011). Ha curato l’edizione dei carteggi di Anna Zuccari con Angiolo Orvieto e con Marino Moretti (Guerini, 1990 e 1996); l’antologia Novelle d’autrice tra Otto e Novecento (Bulzoni, 1998); gli Scritti giornalistici alle lettrici di Ippolito Nievo (Carabba, 2008); ha curato Fine d’anno (Carabba, 2005), i Racconti e Maria Zef di Paola Drigo (Il Poligrafo, 2006 e 2011), oltre agli atti del convegno Paola Drigo. Settant’anni dopo (Serra, 2009).

Marta Poloni si è laureata in Filologia moderna presso l’Università di Padova con una tesi su Angela Veronese in arte Aglaja Anassillide (1778-1847).

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