I Taccuini di Marta Celio raccolgono riflessioni notturne, frammenti, prose poetiche che ruotano intorno al tema della mutazione e restituiscono i momenti e le stagioni di un itinerario esistenziale sofferto, lacerato, ma anche consapevole e aperto alla speranza. Scrive il poeta Gian Mario Villalta nella sua prefazione: «Esitante, esile, lontana da qualsiasi convenzionale sapienza compositiva, la scrittura procede, in queste pagine, a cucire e scucire gli orli di un margine che non tiene, perché non deve giustificare il suo ordine al cospetto di un tornaconto metaforico, ma chiede di essere acccolto come testimonianza. È il margine del poetico, dell’invenzione obbligata di “figure”, al cospetto della necessità di un’espressione nuda, nella quale l’indicibile diventa una frase troppo semplice, ma proprio per questo inaudito».
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