«Gli oggetti sono strutture immaginarie. Lo sono non soltanto perché producono significati simbolici e culturali, aprendo mondi impensati, ma anche perché l’immaginario è insito nella formulazione e nella progettazione di nuovi oggetti. Si potrebbe dire che l’immaginario è un produttore di oggetti, tanto quanto gli oggetti sono produttori di immaginario. E in questa circolarità il design ha fissato un punto storicamente essenziale facendo, di questa circolarità, la sua caratteristica peculiare, il suo connotato saliente: dar forma agli artefatti e, attraverso la forma, dar vita a immaginari».
Grazie alle voci di autori di diverse discipline, il volume analizza il ruolo che gli oggetti hanno nella costruzione sociale dell’immaginario, con contributi provenienti da ambiti produttori di potenti immaginari, come il cinema, la letteratura, la fotografia, l’editoria, l’arte. Ma si interroga anche su come si forma l’immaginario nel mondo della progettazione, scandagliando le dinamiche che governano l’iter immaginativo: da un lato ricostruisce gli elementi fondanti e la storia di questo processo, dall’altro documenta le sue innumerevoli sfaccettature nei percorsi progettuali dei designer stessi.
Design e immaginario
Oggetti, immagini e visioni
fra rappresentazione e progetto
Paola Proverbio, architetto e dottore di ricerca in Scienze del design all’Università Iuav di Venezia, tiene corsi su teoria e storia del design e dell’architettura contemporanea in diversi atenei milanesi. Membro di AIS/Design - Associazione italiana storici del design, è stata consulente scientifico per la digitalizzazione degli archivi storici Danese, Flos, Arteluce e per l’archivio iconografico della rivista «Domus». Per il CASVA - Centro di Alti Studi sulle Arti Visive del Comune di Milano ha studiato e catalogato archivi di design e architettura, con contributi confluiti in Gli archivi di architettura, design e grafica in Lombardia. Censimento delle fonti, a cura di L. Ciagà (CASVA, Milano 2012). Ha pubblicato di recente: La Danese 1957-1991. Un paradigma del design senza tempo («Arte Lombarda», 161-162, 2011) e le monografie Alberto Meda, Denis Santachiara, Antonio Citterio (Hachette, Milano 2012-2013). Attualmente si occupa del rapporto tra il design e la sua rappresentazione fotografica: Lucia Moholy, fotografa del Moderno («AIS/Design. Storia e Ricerche», 1, 2013); Fotografia d’industria e fotografia del prodotto industriale. Frammenti per una storia («AIS/Design. Storia e Ricerche», 2, 2013); La fotografia di design a Milano. Note per una storia fra gli anni Cinquanta e Sessanta (in Milano 1945-1980. Mappa e volto di una città, a cura di E. Di Raddo, FrancoAngeli, Milano 2015).
Raimonda Riccini è professore associato all’Università Iuav di Venezia, dove coordina il dottorato di Scienze del design. Dirige «AIS/Design. Storia e ricerche», rivista on line dell’Associazione italiana storici del design, di cui è presidente. Cura mostre (per la XX Triennale di Milano: “Gli occhiali presi sul serio”, 2002; “Nanni Strada”, 2003; “Design in Triennale”, 2004; con Medardo Chiapponi, “Made in Iuav”, Venezia 2008; “Copyright Italia. 1948-70”, Roma 2011, per i 150 anni dell’Unità d’Italia) e scrive saggi su teoria e storia del design (fra i più recenti: Pensare la tecnica, progettare le cose, Archetipolibri, Bologna 2012; con G. Anceschi, Il guizzo e la griglia. Antonio Macchi Cassia designer, Allemandi, Torino 2013; Tomás Maldonado and the Impact of the HfG Ulm in Italy, in Made in Italy. Rethinking a Century of Italian Design, a cura di G. Lees-Maffei e K. Fallan, London 2014; Artificio e trasparenza, in Il corpo umano sulla scena del design, a cura di M. Ciammaichella, Il Poligrafo, Padova 2015).
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